Per il prossimo 22 febbraio
Solo falsi comunisti e vecchi volponi borghesi alle primarie del PD in Campania
Nessuno dei candidati rappresenta le masse popolari

Redazione di Napoli
Il PD campano ha ufficializzato i cinque candidati alla poltrona di presidente della Regione Campania per il “centro-sinistra” alle primarie, stabilendo la data del 22 febbraio, tenuto conto che le elezioni amministrative si dovrebbero tenere il prossimo fine maggio.
Si tratta di personaggi ben conosciuti da noi marxisti-leninisti, vecchi volponi della politica campana che non hanno fatto nulla per le masse popolari campane nel corso della loro carriera al servizio del regime neofascista. L’ultimo a formalizzare la propria candidatura è stato il neorevisionista e trotzkista storico Gennaro Migliore, attuale deputato del Pd, ex responsabile giovanile di Rifondazione comunista agli ordini del neoliberale Bertinotti e poi del narcisista Vendola con il mostriciattolo “Sinistra Ecologia e Libertà” gettando la maschera di falso comunista, per poi definitivamente abbandonare i due e aprire le braccia al nuovo Berlusconi, Matteo Renzi. Infatti, Migliore, il 18 giugno 2014 fonda il gruppo parlamentare “Libertà e Diritti-Socialisti europei” (LED) per poi compiere l’ultima acrobazia da opportunista a 24 carati, il 22 ottobre scorso, nel PD, concludendo la sua parabola da falso comunista a neoliberale.
Ad affiancarlo nella corsa verso la poltrona di palazzo Santa Lucia ci sarà Antonio Cozzolino, bassoliniano doc, già PCI-PDS-DS, attuale deputato del parlamento nero. È attualmente indagato dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere nell'ambito dell'inchiesta "Biopower", società interessata alla costruzione di una centrale a biomasse a Pignataro Maggiore. I reati contestati a Cozzolino, nella fattispecie, sono gravissimi: associazione per delinquere finalizzata alla truffa, corruzione di pubblici ufficiali e rivelazione di segreti di ufficio. Da non dimenticare che Cozzolino già nel 2011, esattamente il 23 gennaio, tentò la scalata alla poltrona di sindaco a Napoli vincendo le primarie per il “centro-sinistra”. Gli incredibili imbrogli, però, che infestarono quelle “primarie” portarono gli altri contendenti Umberto Ranieri, Libero Manco e Nicola Oddati a chiedere ai garanti del PD l’annullamento, con accoglimento del ricorso dopo pochi giorni e il sogno sfumato di Cozzolino.
Ancora incerta, invece, la situazione di Vincenzo De Luca (leggi l’articolo a parte) dichiarato decaduto dalla carica di sindaco dalla Corte di Appello di Salerno lo scorso 3 febbraio, anche dopo le vicissitudini relative alle sue condanne per reati contro la pubblica amministrazione. Il neopodestà De Luca, però, abituato ad impettirsi come il duce, ha più volte affermato in questi giorni che se infischia della decadenza e delle condanne, annunciando la volontà di candidarsi ugualmente. Anche l’ex parlamentare PD e sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta-Berlusconi è un rinnegato del comunismo doc, venendo dalle fila del PCI poi PDS-DS e infine PD.
A chiudere il quadro dei candidati alle primarie del “centro-sinistra” vi sono Marco Di Lello e Aniello di Nardo. Il primo è coordinatore nazionale del redivivo Partito Socialista Italiano di Riccardo Nencini ed attuale deputato del PSI eletto nel 2013 grazie all’apporto del PD. Dopo la nefasta esperienza in “Sinistra Ecologia e Libertà”, soprattutto alle elezioni europee del 2009, tenta ora la scalata verso la poltrona di presidente regionale campano. L’ex senatore Di Nardo, invece, rappresenta l’ormai ridimensionata “Italia dei Valori” e viene anch’egli da una bocciatura elettorale, esattamente dal tracollo fallimentare di “Rivoluzione civile” dell’ex pm Antonio Ingroia, tentando ora di riciclarsi opportunisticamente nel PD. Ha rinunciato, invece, la senatrice PD Angelica Saggese ritirando la propria candidatura.
Come si vede da una breve biografia dei candidati, più volte smascherati in piazza e sulle pagine de “Il Bolscevico” nessuno dei candidati che si sfideranno il prossimo 22 febbraio per le primarie del “centro-sinistra” o, meglio, del PD per le amministrative regionali di maggio rappresenta la classe operaia e le masse popolari campane. Tutti questi rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali in camicia nera, nessuno escluso, sono i più rodati per irretire e imbrigliare gli anticapitalisti, i sinceri progressisti, i fautori del socialismo nelle strette maglie del riformismo borghese per condurlo nell’imperante regime neofascista. Non un voto, dunque, va dato a questi rappresentanti della borghesia, ma gli stessi vanno puniti severamente con la diserzione dalle urne, oppure annullando o lasciando la scheda in bianco.

11 febbraio 2015